08/02/15
Studio italiano conferma potere antiage della proteina Creb1. Si produce se si assumono meno calorie. Più salute per la gente e anche per il pianeta.
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Mega nuvole avvelenate fanno bruciare la Terra
Generate da fuliggini e sostanze chimiche, accelerano siccità e scioglimento dei ghiacci Avvolgono intere zone di India e Cina e raggiungono anche i tre chilometri di spessore
VEERABHADRAN RAMANATHAN
UNIVERSITY OF CALIFORNIA AT SAN DIEGO - USA
I
segni clamorosi del riscaldamento globale sono l’innalzamento del
livello dei mari, lo scioglimento del manto dei ghiacci artici e la
ritirata dei ghiacciai nelle Alpi, nelle Ande e nell’Himalaya:
minacciano - spiegherò al Festival delle Scienze di Roma - noi, i
nostri figli e i nostri nipoti. Il mondo, quindi, non può permettersi
ulteriori catastrofi ambientali. E invece, purtroppo, ora se ne
aggiunge una nuova e assume la forma delle «ABC», le «Atmospheric Brown
Clouds» (le nuvole oscure). I loro effetti comprendono la riduzione
dell’illuminazione solare, il mascheramento dell’effetto serra, la
desertificazione e l’accelerazione del ridimensionamento di ghiacci e
ghiacciai.

Calore intrappolato
Ci sono due
tipi di inquinamento nell’atmosfera. Uno è l’immissione dei gas serra,
come il diossido di carbonio provocato dalla combustione dei
combustibili fossili, l’ossido di azoto dei fertilizzanti e gli
halocarbon usati nei frigoriferi. Questi gas, il cui decadimento
richiede tempi lunghissimi, ricoprono il pianeta e intrappolano il
calore. Il riscaldamento conseguente è simile a una coperta di lana in
una notte d’inverno che ci tiene caldi, bloccando il tepore del corpo.
Il calore globale trattenuto solo l’anno scorso è equivalente
all’accensione di 25 trilioni di lampadine da 60 watt, giorno e notte,
tutti i giorni!
La seconda forma di inquinamento consiste nelle
particelle minuscole che sporcano i cieli, compresi quelli più belli,
come a Roma. La foschia contiene fuliggine, solfati, nitrati e
centinaia di altri composti chimici. I granuli provengono dalla
combustione del carbone e dei motori diesel, dal cucinare con
combustibili come legno e sterco e dai roghi dei residui dei raccolti,
della vegetazione delle savane e degli alberi nelle foreste. Tra le
conseguenze, ci sono le tante vittime umane, causate dall’inalazione
degli inquinanti, e i danni agli ecosistemi, scatenati dalle piogge
acide. L’ozono, inoltre, porta alla riduzione dei raccolti stessi.
Usando
le misurazioni di aerei e satelliti, abbiamo scoperto che le particelle
vengono trasportate dai venti per migliaia di chilometri e che si
trasformano nelle scie intercontinentali e transoceaniche delle nuvole
«ABC», spesse fino a tre chilometri. Queste intercettano la luce solare
in due modi: le particelle scure di fuliggine assorbono la luce stessa,
mentre solfati e nitrati la riflettono, rimandandola nello spazio.
Insieme, assorbimento e riflessione provocano il fenomeno del
«dimming», l’oscuramento globale.
Si genera così un raffreddamento
al suolo, che può aver mascherato tra il 50% e il 75% dell’effetto
serra. Se il fenomeno appare come un regalo inatteso dell’inquinamento,
si tratta in realtà di un patto faustiano: considerando gli impatti
negativi delle «ABC» sulla salute e sugli ecosistemi, l’inquinamento,
infatti, non può non essere combattuto. E grazie alle nuove leggi le
emissioni negli USA e in molte aree dell’Europa si sono un po’ ridotte.
Comunque, anche se tutti i gas serra fossero eliminati a livello
mondiale, è probabile che il pianeta continuerebbe a riscaldarsi di un
altro grado e mezzo proprio in seguito all’eliminazione degli effetti
delle nuvole «ABC»! Si tratta del doppio del livello di riscaldamento
osservato negli ultimi 100 anni e i dilemmi morali si aggravano quando
si considerano, per esempio, le conseguenze delle «ABC» sulla
produzione alimentare e sulle riserve idriche di Cina e India.
L’una
e l’altra stanno sperimentando una crescita spettacolare. Ma è uno
sviluppo che impone un prezzo molto alto all’ambiente: le emissioni di
particelle che causano le «ABC» sono aumentate di oltre quattro volte
dagli Anni 50 a oggi. Le pianure del Gange e della Cina orientale sono
tra le aree più inquinate del mondo, con le mega-nuvole che incombono
per almeno sei-nove mesi l’anno. La Cina e l’India, così come l’Oceano
Indiano e l’Oceano Pacifico, si sono oscurati del 10%, se si
confrontano i dati odierni con quelli di mezzo secolo fa. Dato che la
luce solare che arriva sulla superficie terrestre è una «leva» basilare
per le precipitazioni portate dai monsoni, il «dimming» ha provocato,
secondo i nostri calcoli, una riduzione tra il 5% e il 10% delle piogge
sulla sola India.
L’ulteriore aumento delle emissioni di fuliggine
potrebbe quindi portare al raddoppio delle fasi di siccità sulla
regione indo-gangetica, che ospita una popolazione di 500 milioni di
persone. Intanto, sia in Cina sia in India, le piogge torrenziali sono
aumentate, mentre le precipitazioni medie sono diminuite, provocando
alluvioni in alcune aree e carestie in altre. E’ evidente che l’impatto
più drammatico sarà sull’agricoltura.
E non basta: si ritiene che il
riscaldamento dell’aria, provocato dai fenomeni di assorbimento delle
fuliggini, amplifichi l’effetto serra sulle aree himalayane, secondo un
fattore due. Le coltri di neve e i ghiacciai sono note per essere la
«fontana» dell’Asia, dato che forniscono acqua ai maggiori fiumi, a
cominciare da Indo, Gange, Brahmaputra, Mekong e Yangtze. Almeno due
terzi dei 15 mila ghiacciai di questa zona si stanno ritirando: sebbene
la riduzione fosse cominciata nel XIX secolo, il tasso di ritirata si è
intensificato dagli Anni 50. Gli studiosi sono arrivati alla
conclusione che il riscaldamento dell’aria alle alte quote sia la causa
primaria di questa accelerazione.
Le continue riduzioni, secondo le
mie valutazioni, rappresentano oggi le maggiori minacce per Cina e
India. Ecco perché dobbiamo mobilitare risorse per studiare con il
massimo grado di accuratezza il fenomeno e per capire se gli scienziati
hanno trascurato qualche aspetto. L’esempio di un effetto che è
sfuggito ai più è l’influenza delle fuliggini sulla regione himalayana:
sono queste a offuscare la brillantezza del ghiaccio e della neve. E’
certo che la contaminazione provocherà un’ulteriore assorbimento della
luce solare e contribuirà al loro scioglimento. Non a caso, le
misurazioni ai campi-base dell’Everest, finanziate dall’Italia e
realizzate da un team del CNR, indicano vaste concentrazioni di nuvole
«ABC» perfino a queste altitudini.

Esperimento-pilota
La
ricerca, però, offre anche qualche speranza per mitigare gli effetti
delle mega-nuvole sul riscaldamento globale e sullo scioglimento dei
ghiacciai. Se ha identificato proprio nelle fuliggini il colpevole
numero uno, possiediamo le tecnologie e le risorse per ridurre le
emissioni. Dato che cucinare con legno, carbone e sterco rappresenta
una fonte di inquinamento primaria in molte parti dell’Asia, si apre la
prospettiva di sostituire questi combustibili con energia solare e
biogas. La permanenza delle fuliggini nell’aria dura poche settimane e,
quindi, gli effetti di queste trasformazioni sull’ambiente sarebbero
immediatamente percepibili.
Per capire le sfide
socio-economico-tecnologiche legate alla trasformazione delle abitudini
in cucina di un’enorme popolazione (700 milioni nella sola India),
abbiamo lanciato il «Project Surya» con un gruppo di ingegneri,
sociologi e organizzazioni non governative. Per la fase pilota verranno
scelte due aree rurali: una montana, nell’Hindu Kush, e l’altra nelle
pianure indo-gangetiche, con circa 30 mila persone, dove saranno
installate cucine solari e impianti a biogas. Si potranno così studiare
gli effetti dell’eliminazione delle fuliggini sulla salute, sui
ghiacciai, sul riscaldamento al suolo e sul «dimming».
Il progetto
non è che un esempio di come ciascuno di noi debba immaginare modi
efficaci per affrontare il riscaldamento globale. La scienza ci sta
fornendo conoscenze immense sull’impatto dell’uomo sul clima e dobbiamo
usare questo sapere per sviluppare soluzioni olistiche - cioè globali -
che combinino i cambiamenti della natura con la nostra capacità di
trasformare i comportamenti.

Chi è Ramanathan Fisico
RUOLO
:
E’ PROFESSORE DI SCIENZE ATMOSFERICHE E DI SCIENZE OCEANICHE ALLA
«SCRIPPS INSTITUTION OF OCEANOGRAPHY» DELLA UNIVERSITY OF CALIFORNIA AT
SAN DIEGO. E’ UNO DEI DIRETTORI DELL’«ATMOSPHERICBROWN CLOUD PROJECT»
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/ambiente/grubrica.asp?ID_blog=51&ID_articolo=539&ID_sezione=76&sezione=Ambiente



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